La via della Pace del Carso, sui sentieri della Grande Guerra

“Qui l’Europa scrisse pagine di follia”, ha annotato Walther Schaumann, riferendosi alla sinuosa linea del fronte che, cent’anni fa, vide contrapporsi dal passo dello Stelvio al Mare Adriatico le armate italiane a quelle austro- tedesche.
Punto nodale di questa linea della follia fu Trieste, pegno e giustificazione del massacro allora perpetrato.
Nella città, e nel circostante Caput Adriae, si sovrapponevano i grandi popoli europei latini, neolatini, germanici e slavi, generando ricchezze economiche e culturali.
Improvvida, varia e contraddittoria fu la condizione di “nemico” che rivestì improvvisamente gli abitanti di queste terre. La semina di lutti e di odi avrebbe fruttificato, velenosamente, per decenni, anche attraverso un’altra guerra che gli storici sono concordi a considerare conseguenza di quella del 1914-18.
Trieste, allora, fu anche il punto in cui il fronte alpino si chiudeva, sul bastione dell’Hermada, e iniziava quello marittimo, lungo l’Adriatico e in acque più lontane ma non straniere ai giuliani, da tempo usi a navigare sulle rotte dell’Est.
Il “secolo breve” si è definitivamente chiuso, e anche se dalla Grande Guerra si è lontani dall’aver realizzato davvero una grande pace, la collocazione e la vocazione europee di Trieste possono consentirle di guardare al futuro con speranza e non con timore, ponendosi quel luogo della collaborazione, della convivenza, della civile accoglienza.
Anche questo modesto lavoro, cui il CAI XXX Ottobre si è convintamente dedicato, realizzando una “Via della Pace” sul percorso dello scontro di un secolo fa, vuole essere un contributo alla conoscenza degli errori e degli orrori del passato, per evitare qualsiasi indulgenza nei loro confronti, e scongiurare il rischio che possano ripetersi.

Tullio Ranni
Presidente CAI XXX Ottobre - Trieste



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