Rifugio Igor Crasso

Posizione GPS: N 46° 23,203 - E 13° 22,026
Il bivacco Igor Crasso ricorda un giovane socio dell’Associazione XXX Ottobre tragicamente scomparso nel 1994 nel gruppo delle Tofane. L’opera, che si trova in prossimità della forcella Buia, fu inaugurata nel 1995 e fu realizzata per volontà della famiglia e degli amici della Trenta. Oltre a godere di bellissimi panorami soprattutto sul Cimone del Montasio, costituisce un punto d’appoggio per chi voglia affrontare la lunghissima traversata dell’Alta Via Resiana. In passato questa zona era di grande interesse militare e perciò una comoda mulattiera, rovinata solo in pochi punti, la collega con il fondovalle. Infatti, già nel 1892, sorgeva in questa località un ricovero militare intitolato alla Regina Margherita. Il lavoro, durato sei mesi, fu eseguito dagli zappatori del 7° Alpini sotto la direzione del tenente Paveso. Poteva ospitare fino a 160 persone ed era aperto anche agli alpinisti. Fu incendiato nell’ottobre 1917 dalle truppe italiane che ripiegavano dopo la rotta di Caporetto.
Il bivacco Igor Crasso ricorda un giovane socio dell’Associazione XXX Ottobre tragicamente scomparso nel 1994 nel gruppo delle Tofane. L’opera, che si trova in prossimità della forcella Buia, fu inaugurata nel 1995 e fu realizzata per volontà della famiglia e degli amici della Trenta. Oltre a godere di bellissimi panorami soprattutto sul Cimone del Montasio, costituisce un punto d’appoggio per chi voglia affrontare la lunghissima traversata dell’Alta Via Resiana. In passato questa zona era di grande interesse militare e perciò una comoda mulattiera, rovinata solo in pochi punti, la collega con il fondovalle. Infatti, già nel 1892, sorgeva in questa località un ricovero militare intitolato alla Regina Margherita. Il lavoro, durato sei mesi, fu eseguito dagli zappatori del 7° Alpini sotto la direzione del tenente Paveso. Poteva ospitare fino a 160 persone ed era aperto anche agli alpinisti. Fu incendiato nell’ottobre 1917 dalle truppe italiane che ripiegavano dopo la rotta di Caporetto.

la foto dell'inaugurazione tratta dalla rivista "IN ALTO" della SAF

una foto di Giorgio Brunner scattata nel 1954
Rifugio Nino FLAIBAN - Fabio PACHERINI

Posizione GPS: N 46° 22,941 - E 12° 33,659
Nell’incontaminata val di Suola, porta di accesso al versante fornese delle Dolomiti Friulane, a 1600 metri di quota c’è un terrazzo verde alle pendici occidentali della Cima di Suola, dove da una grotta sgorga l’unica sorgente perenne della valle. Qui un secolo fa era insediato un semplice ricovero in legno ad uso dei pastori fornesi per le loro pecore, il “Cason di Suola”. Nel 1955 il comune di Forni di Sopra e la locale Azienda di Soggiorno fecero costruire in sua sostituzione un piccolo edificio in muratura. Il ricovero, senza arredo e servizi, rimase inutilizzato fino all’anno successivo, quando l’Amministrazione locale ne concesse l’uso alla sezione CAI XXX OTTOBRE di Trieste, che con il suo Gruppo Rocciatori in quegli anni era molto attiva nella zona del Pramaggiore. Il 21 ottobre 1956 il rifugio venne inaugurato ed intitolato agli alpinisti triestini da poco scomparsi Nino Flaiban e Fabio Pacherini, con dormitorio, caminetto, spazio cucina e servizio di ristoro.
Nel 1969 la struttura venne sottoposta ad una prima ristrutturazione, ma negli inverni ’74 e ’75 subì gravi danni e fu parzialmente distrutta dalle slavine, frutto di intense nevicate. Nel 1976 venne effettuata la risistemazione, ripetuta con ulteriori interventi interni nel 1995, che ha portato il rifugio fino agli anni recenti.
Nel 2006 e 2007 il rifugio, ormai divenuto troppo piccolo e spartano per i moderni canoni di frequentazione, è stato interamente riprogettato pensando ad una struttura robusta e di resistenza passiva alle possibili slavine, ed è stato ricostruito nello stesso antico sito portandolo alle fattezze attuali.
Contemporaneamente il sentiero di accesso è stato risistemato ed ampliato in modo da agevolare il percorso e consentire l’utilizzo di piccoli mezzi a motore per il trasporto di beni necessari alla gestione del rifugio. Nel mese di luglio 2008 il nuovo rifugio Flaiban – Pacherini viene inaugurato. A cavallo degli anni ’90 merita ricordare la storica gestione pluriennale di Mauro Conighi, “l’orso della val di Suola”, sicuramente un personaggio che ha lasciato il segno. Morì d’infarto mentre scendeva come d’abitudine lungo il sentiero per Forni per prendere viveri. Una targa posta dagli amici ricorda il punto esatto.
Qualcuno quando sale raccoglie un sasso e lo lascia vicino a quel luogo, come una sorta di preghiera.

Posizione GPS: N 46° 35,119 - E 12° 17,246
Il rifugio è intitolato ai tre figli, Piero, Paolo e Sergio morti durante la seconda guerra mondiale, di Antonio Fonda Savio, medaglia d'oro al valor civile per essere stato il capo partigiano di Trieste contro i nazisti il 30 aprile 1945. Antonio fu anche il genero di Italo Svevo.
28.7.1963 - Inaugurazione del Rif. F.lli Fonda Savio, costruzione decisa nel 1948 dall’Associazione XXX Ottobre
(Trieste) del CAI. Nel 1951 è innalzata una baracca in legno per l’alloggio degli operai, struttura che per il protrarsi dei
lavori è utilizzata anche come ricovero dagli escursionisti e battezzata “Capanna Dina Dordei” in ricordo di una giovane
alpinista triestina perita il 14.9.1947 sulla Cima Piccola di Lavaredo. Il rifugio viene completato nel 1962, ammodernato
nel 1994, ampliato nel 2003
Sorge sul crinale del Passo dei Tóci nel cuore del Gruppo dei Cadini, meta ideale per l'escursione di una giornata, a
poco più di un'ora di cammino da Misurina. È punto di partenza per arrampicate con ottima roccia e attacco a brevissima
distanza, e d'appoggio lungo l'Alta via delle Dolomiti n. 4. Gestito dalla famiglia Pörnbacher da più di quarant'anni,
l'ambiente familiare, l'ottima cucina e lo strudel “doc” sono le sue caratteristiche peculiari.
Florian Pörnbacher - Brunico (BZ) - tel. 0474 411401 – 339 7807883