Le casite del Carso Triestino

“Casite”, s’è n’é persa un po’ la memoria.
Da bambino nelle escursioni sul Carso le incrociavo di sovente o, meglio, mio padre non mancava di farmele notare perché imparassi ciò che rappresentavano o avevano rappresentato per la cultura agricolo-pastorale del tempo e del luogo ma, soprattutto, perché molto verosimilmente lo affascinavano.
Ricordo che gli domandavo come riuscissero a stare in piedi, al pari di quell’infinità di muretti chiamati “masiere” di cui costituivano, il più delle volte, un complemento e che non mi sarei proprio tanto fidato di entrarci per starmene comodamente seduto.
Egli, con pazienza, mi incoraggiava e tentava di spiegarmi l’antico e sicuro metodo di costruzione, mi esponeva le leggi fisiche cui la costruzione a secco obbediva, ma io le guardavo con altri occhi: a me piacevano perché erano semplicemente belle.
Di una semplicità che solo l’essenzialità di una concreta arte povera era riuscita a sintetizzare nei secoli.
Figlie di quell’Architettura della pietra, vecchia di millenni, schiettamente mediterranea, proveniente dalla cultura dei castellieri.
Non mucchio informe di pietre ma precisa impronta data dall’uomo al paesaggio carsico attraverso fogge caratteristiche e con dimensioni adatte alle particolari funzioni cui erano destinate.
L’Associazione XXX Ottobre di Trieste, Sezione del Club Alpino Italiano, in occasione del 90° anniversario della sua fondazione e del 150° dalla nascita del grande Alpinista triestino Julius Kugy, ha promosso la pubblicazione di questo libro per offrire preziosa documentazione di tale patrimonio storico ed etnografico che merita d’essere conservato, tutelato e valorizzato quale testimonianza archeologica della civiltà e della cultura dell’uomo sul nostro Carso.
Grazie alla passione e all’impegno dei professori Elio Polli e Dario Gasparo questa pubblicazione intende offrire una panoramica, il più esaustiva possibile, sulle belle “casite” ancora esistenti nell’area del Carso di Fernetti, Banne, Trebiciano, Gropada e Padriciano, fornendo anche tutte le indicazione per poterle scoprire, osservare e rispettare, non lontano dai consueti itinerari sull’altipiano, rendendo così più remunerative ed interessanti le escursioni sul nostro Carso. Quel Carso frequentato la domenica, in lungo e largo, dal giovane Kugy nel suo erborizzare con gli amici Kühnau e Rudolf Baumbach, il poeta noto per il poemetto “Zlatorog”, prima di rivolgere lo sguardo alle grandi montagne e prima delle sue epiche imprese alpinistiche.
Non si tratta di un censimento completo ma di un primo catasto che, mi auguro, potrà in seguito dar corpo ad un completamento su tutto il territorio provinciale.
Desidero, in particolare, ringraziare la Direzione Centrale Istruzione, Formazione e Cultura della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per il sostanziale contributo che ha reso possibile la pubblicazione di questo libro che, sono certo, incontrerà il giusto e meritato apprezzamento dei lettori e degli appassionati escursionisti.

Giorgio Godina
(Presidente CAI XXX Ottobre – Trieste)

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