Giovedì 15 ottobre 2020 alle ore 19, in piazza Verdi, organizzato dalla “XXX Ottobre” e dall’Associazione Internazionale dell’Operetta, verrà rappresentato
“Come avesse le ali di un angelo”
un’azione scenica con accompagnamento musicale, voci fuori campo e retroproiezioni, volta a ricordare gli 80 anni dalla scomparsa di Emilio Comici, arrampicatore triestino che fu il primo italiano a toccare il limite del VI grado.
La narrazione ne percorre la parabola umana e alpinistica partendo dalla prima adolescenza, basandosi su testi di Luciano Santin in gran parte legati agli scritti di e su Comici, ed è interpretata da Marzia Postogna, Francesco Godina e Cristina Santin al piano. Si avvale inoltre, per la parte iconografica, del contributo di Roberto Valenti e Giorgio Godina.
Tra i fondatori della XXX Ottobre, che lo portò negli abissi carsici (dove, nel 1926 stabilì il record assoluto di profondità dell’epoca), Comici passò in seguito alla montagna, cui finì con il dedicare tutta la sua esistenza.
Abbandonato il posto di impiegato ai Magazzini Generali, abbracciò la professione di guida alpina, e, nell’inverno, di maestro di sci, ma con risultati economici modesti.
Proprio le sue grandi imprese, come la Nord della Cima Grande di Lavaredo (poi ripetuta in meno di quattro ore in libera), o la NW della Civetta (sino ad allora keine Brot fur Italiener), gli attirarono rivalità e invidie. Le altre guide infatti, dicevano ai possibili clienti che il legarsi alla sua corda rappresentava un azzardo.
Comici, che nel 1929 diede vita, in Val Rosandra, alla prima scuola di roccia attivata in Italia e riconosciuta dal CAI, coltivò anche la pratica musicale.
Fu inoltre un discreto pianista dilettante che si misurò con Bach, Mozart e Liszt, anche se certe pagine – diceva – per lui erano più difficili di un VI grado.
Malgrado il lustro assicurato alla nazione, Comici non entrò nelle grazie del regime. Non gli venne assegnata, se non alla memoria, la medaglia al merito distribuita con larghezza ad altre glorie sportive e alpinistiche, anche di minor caratura, e fu radiato dal CAAI causa la sua patente di guida alpina. Forse contribuirono l’amicizia e la frequentazione di rocciatori sloveni e il fatto di arrampicare con alpinisti ebrei (come Osiride Brovedani), anche dopo la promulgazione delle leggi razziali.
Grazie all’intervento del sottosegretario all’interno Buffarini Guidi, ammirato da una sua esibizione, gli venne poi conferito l’incarico di commissario prefettizio di Selva di Val Gardena. Lì, in Val Lunga, pochi mesi dopo, avrebbe perduto la vita causa la rottura di un cordino marcio, cui si era appeso per dare indicazioni a una ragazza che stava facendo scuola d’arrampicata.